We were too well accustomed when the Salone del Mobile was based in the old Fiera Campionaria in piazza 6 Febbraio in Milan. At that time, it created the line, it was ahead of everything and everyone. Today it merely appears like an enormous shopping centre that exists only to sell products.
After the marketing of Leonardo da Vinci and Michelangelo, the first true action that contributed to the history of the modern Italian marketing was just unleashed by the Salone in Milan.
Now we have a situation similar to that of the present-day Europe: going on as an old and rich lady who lives in her well-being and her memories. But this is not enough! We must move as the East does and act more than ever to live and not just to survive.
Let’s follow the example of many companies that today not only create furniture or sofas but who invented the Fuori Salone, where the use of their products becomes alive inside of shops that during the rest of the year showcase completely different items.
Only the new generations are still using hundreds and hundreds of square meters of Salone, an old-fashioned exhibition that leaves the furniture inert as in a room of the intensive care department.
The desire to put at everybody disposal the objects studied during the previous year means that the interior design is like a dress: you are wearing it today already thinking about the new season.
The Salone is adapting to it, not setting a trend: the brands have divided their activities in three areas: Classic, Design and New Luxury/poor (see Louis Vitton) and the Salone adapts its spaces for them.
Fortunately, for vision and for wit, many companies have realized that it is not in the graveyard of the elephants that you need to be but among the people, for a week-long marketing spree and then for a whole year of sale.
I am a milanese and I’m glad that the city is moving pointing to the future following the indications of the Fuori Salone. If the Salone del Mobile will remain relegated to the city outskirt it is destinated to continue to think small and stay provincial.
by Savio Pesavento – Essess Ltd. Director
Il Salone 2017 non fa tendenza
Ci eravamo abituati troppo bene quando il Salone del Mobile era negli spazi della vecchia Fiera Campionaria di Piazza 6 Febbraio a Milano.
In quel periodo il Salone creava la linea, era avanti a tutto e tutti. Oggi meramente si presenta come un enorme centro commerciale che esiste solo per vendere.
Dopo il marketing di Leonardo da Vinci e di Michelangelo, la prima vera azione che contribuì alla storia del marketing italiano moderno fu proprio scatenata dal Salone milanese.
Adesso abbiamo una situazione analoga a quella della attuale Europa: Salone come una vecchia e ricca signora che vive dentro il benessere e i ricordi.
Ma questo ormai non basta più, bisogna fare come l’Oriente e muoversi più che mai per vivere e non solo per sopravvivere.
Prendiamo esempio da molte aziende del settore che oggi creano non solo mobili o divani ma si inventano il Fuori Salone dove con l’uso i loro prodotti diventano vivi all’interno di negozi che durante l’anno a Milano hanno in vetrina tutt’altre cose.
Solo le nuove generazioni usano ancora centinaia e centinaia di metri quadri del Salone per una mostra vecchia maniera che lascia il mobile inerte come in una camera di rianimazione.
La voglia di mettere a disposizione di tutti gli oggetti studiati durante l’anno precedente è dire che l’arredo è come un vestito: oggi si indossa e poi si pensa già alla nuova stagione.
Il Salone si adegua, non fa tendenza: le aziende hanno diviso le loro attività in tre settori come il Classico, il Design ed il Nuovo Lusso/povero alla Louis Vitton e il Salone gli prepara gli spazi.
Per fortuna, per visione e per arguzia, molte aziende hanno capito che non è nel cimitero degli elefanti che bisogna essere, ma in mezzo alla gente per una settimana di marketing sfrenato e poi per un anno di vendita.
Io sono milanese e sono contento che la città si muova rivolta al futuro, trascinata dalle attività del Fuori Salone. Se il Salone del Mobile continuerà a restarsene relegato in periferia è destinato a continuare a pensare in piccolo e a restare provinciale.
di Savio Pesavento – Essess Ltd. Director
